Jim Davidson e Mike Price sono due amici. Sono una cordata. Nel 1992 decidono di scalare...la loro montagna: il Monte Rainier nello stato di Washington, Stati Uniti. Il sogno di una vita, una vetta ambita da ogni scalatore, un passaggio obbligatorio per chi, nato in America, vuole definirsi Alpinista. “The Montain” come la chiamano a Seattle. Ma le cose non sono mai come ce le aspettiamo e quella scalata non sarà solo la conquista di una vetta. Sarà un punto di non ritorno, un cammino impensato dentro alle profondità dell’amicizia, un viaggio che durerà ben più dei 4 giorni impiegati per raggiungere la cima. “Un alt(R)o Everest”, è una storia vera, non è una storia famosa, da essa non è stato tratto nessun film, ma potrebbe essere la storia di ognuno di noi. E forse lo è. Proprio per la sua spietata semplicità. Una storia che racconta le difficoltà e i passaggi obbligatori che la vita ci mette davanti. Crepacci. Non possiamo voltarci dall’altra parte e non possiamo giraci intorno ma solo attraversarli. Due amici, due vite, due destini indissolubili.La storia di Guido è quella di un uomo a cui il “salire in alto” è servito per imparare a guardare in basso. Una sua celebre frase lo spiega meglio di qualunque discorso: “…per questo penso, che noi [Alpinisti] dobbiamo finalmente scendere giú in mezzo agli uomini a lottare con loro, allargando fra tutti gli uomini la nostra solidarietà che porti al raggiungimento di una maggior giustizia sociale, che lasci una traccia, un segno, tra gli UOMINI di tutti i giorni e ci aiuti a rendere valida l’esistenza nostra e dei nostri figli".
Uno spettacolo di e con Compagnia (S)legati